06 Mar Può esistere l’amore (vero) senza sesso?
a cura di Elena Buonanno [da Bergamo Salute, Periodico di cultura medica e benessere di novembre/dicembre 2013]
Chissà quante volte avete sentito amici o amiche lamentarsi che la loro vita di coppia non è più come una volta. Che ormai il sesso è passato in secondo piano. E non sono sempre gli uomini, come spesso si pensa, a lamentarsi della mancanza di intimità. “Credo che non si tratti tanto di una differenza tra i sessi ma di una differenza più legata all’individuo e alla sua storia emotiva e psicologica” osserva la dottoressa Tiziana Romano, psicologa e sessoanalista. “Tuttavia è risaputo che la donna, anche per retaggi culturali, è più portata a vivere i rapporti sessuali in modo fusionale (totale e simbiotico) e romantico e quindi a tollerare meglio l’assenza del sesso se non è vissuta con la persona giusta e con una condizione emotiva favorevole. Gli uomini invece più spesso esprimono la loro sessualità anche in modo antifusionale e non legata necessariamente a una condizione emotiva pienamente appagante. Tuttavia spesso l’assenza del sesso con la partner può indurre nell’uomo incertezza e dubbi sul legame, producendo a volte anche autosvalutazione e paura dell’abbandono”.
Dottoressa Romano, desiderio e amore sono distinti in una relazione o possono convivere stabilmente?
Ognuno di noi vive il rapporto di coppia in modo diverso e questo dipende in buona parte, almeno dal mio punto di vista, dal tipo di legame iniziale che da bambini si è instaurato con la propria madre e da quello che in psicologia viene chiamato comportamento di attaccamento, cioè il bisogno innato di percepire la vicinanza e il contatto fisico con una persona di riferimento, soprattutto in particolari situazioni. Secondo i teorici dell’attaccamento la qualità di attaccamento vissuto e interiorizzato (sicuro, evitante, ambivalente) con la prima figura di riferimento affettivo inciderà sulla capacità di vivere in modo più o meno armonioso anche il desiderio e l’amore con il partner stabile. Se il bambino nella sua infanzia ha sviluppato un tipo di attaccamento sicuro, secondo la teoria di Bowlby (il fondatore della teoria dell’attaccamento) in età adulta sarà più facilmente predisposto a vivere con la partner o il partner stabile una “sessualità fiduciosa”, incorporando sentimenti sia d’amore sia di desiderio. Nell’infanzia, infatti, questa persona ha avuto una madre sensibile ai segnali del bambino , disponibile e pronta a dargli protezione nel momento in cui il bambino lo richiede, che gli ha fatto interiorizzare un legame di fiducia. Inoltre il caregiver (cioè la persona che si prende cura di un’altra, in questo caso la madre) è stato capace di riconoscere , accogliere e contenere gli impulsi sessuali e di eccitazione naturali del bambino permettendo una loro integrazione armonica con la personalità ed evolvere. Se invece sin dall’infanzia la persona ha vissuto quel legame in modo insicuro e instabile, non riuscirà ad affidarsi nella sua interezza a un unico partner e più facilmente potrà vivere una “sessualità disperata” dove amore e sessualità vengono vissuti separatamente per tutelare il proprio equilibrio ed eventuali angosce e paure di abbandono.
Spesso, però, anche nelle coppie in cui amore e sesso sono sempre convissuti armoniosamente si arriva a un punto in cui il desiderio sembra assopirsi…
Sicuramente il calo del desiderio può essere indice di un malessere nella coppia, anche se non necessariamente della fine dell’amore. Spesso si tratta di coppie che si sono adagiate nella routine quotidiana, ritrovando nel partner soprattutto la stabilità e la sicurezza, che, anche se vissuti in modo rassicurante, alla lunga possono annoiare e spegnere l’eros. La coppia in questi casi dovrebbe tornare a ricercare il “noi” che li ha fatti innamorare, ritrovare il gioco reciproco e la capacità di sorprendersi e stupirsi. Una coppia che ha perso il desiderio sessuale dovrebbe impegnarsi (e questo vale per entrambi i partner) per risvegliarsi dal torpore del tran tran quotidiano, andando l’uno incontro alle esigenze dell’altra (la donna, ad esempio, in genere ha bisogno di una “cornice” emotiva e di una situazione adatta, mentre l’uomo di non perdere in una relazione stabile la dimensione del desiderio, dell’eccitazione, della sorpresa e del gioco). Importante è poi riscoprire la dimensione della creatività e spontaneità in cui il dubbio, l’incertezza e il piacere della scoperta fanno accendere di nuovo il desiderio e la ricerca dell’altro/a, proprio come succedeva all’inizio della relazione.
A proposito di inizio, in che misura si ricerca qualcuno che somigli alle figure di riferimento dell’infanzia nella scelta del partner ideale?
Diversi studi scientifici hanno dimostrato che la scelta di un partner avviene sulla base di una “somiglianza ottimale” con i membri della famiglia che consenta da un lato l’evitamento dell’incesto e dall’altro di vivere sentimenti di agio perché il partner è vissuto come familiare. Il partner con “somiglianza ottimale” è abbastanza simile alle figure genitoriali da riattualizzare antichi modelli, ma anche abbastanza diverso da permettere una differenziazione dai vecchi modelli e lo sviluppo di una relazione più fresca e gratificante.
E quanto influisce invece l’immmagine dei genitori, intesi come coppia?
Certamente nelle relazioni adulte sessualità e attaccamento sono fortemente influenzati dall’esempio di coppia genitoriale vissuta e interiorizzata. Chi ha avuto un esempio di coppia genitoriale innamorata, rispettosa e fiduciosa l’uno nei confronti dell’altro e dei propri figli avrà più familiarità con questi sentimenti e avrà più facilità ad esprimerli nella coppia costruita nella vita adulta. Tuttavia l’esempio della coppia genitoriale, soprattutto quando negativo, può dar luogo anche a esiti diversi, in relazione alle opportunità che la vita offre e che la coppia sa cogliere e vivere o alla possibilità di riflettere sulle proprie esperienze familiari, alimentando processi di differenziazione e cambiamento che aiutino a costruire una vita affettiva e sessuale più armoniosa e felice. Nei casi più compromessi, invece, è utile rivolgersi a una persona competente, che possa aiutare la persona o la coppia a ricucire i danni emotivi subiti e recuperare l’amore per sé, la fiducia nei sentimenti veri e nella relazione.
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