09 Lug Il desiderio nella coppia moderna
Vorrei aprire questo mio intervento con un brano musicale di un grande artista, Giorgio Gaber, che canta dell’essenza vitale del desiderio nella coppia.
“Il desiderio..”
Ascoltando le parole di questa canzone si coglie l’aspetto profondo ed inconscio del senso del desiderio che , dice l’artista , è “Il vero stimolo interiore , e’ già un futuro che in silenzio stai sognando , e’ l’unico motore che muove il mondo”.
L’intuizione artistica di Gaber trova nel pensiero psicoanalitico di Lacan il suo riflesso quando si parla di desiderio come “vocazione”: il desiderio per Lacan non sarebbe l’elemento caotico , instabile e capriccioso dell’esistenza umana ma l’elemento ordinatore che orienta e struttura la vita la cui matrice sarebbe infantile.
Freud parla d’indistruttibilità del desiderio infantile che imprime un orientamento all’esistenza e ai molteplici desideri della vita del singolo. Il desiderio è la vocazione fondamentale da cui scaturisce la felicità o meno.
La felicità non si può possedere , è come una farfalla che si appoggia sulla mia spalla quando smetto di cercarla,è come il desiderio.
Il desiderio come vocazione inconscia quindi non va domato, disciplinato come un animale imbizzarrito: “l’io non deve prendere il posto dell’es“, come riteneva Freud, ma la responsabilità esistenziale di un soggetto sta nell’ascoltare la chiamata del desiderio.
“Io avvengo laddove ascolto la chiamata del mio desiderio”, dice Lacan, laddove divento eticamente responsabile alla chiamata del mio desiderio.La responsabilità dell’ essere umano è questa: chiedersi cosa ne ha fatto di questa vocazione.E la responsabilità di chi fa il nostro lavoro è chiedersi che cosa il soggetto ha fatto del suo desiderio , della sua vocazione.
La società di oggi ci educa alla ricerca del desiderio?
Nel desiderio c’e’ la dimensione dell’alterità, della relazione e della mancanza. Se desidero è perché aspiro a .. , mi manca qualcosa.
Le componenti della relazione e della mancanza sono quindi ingredienti essenziali per il desiderio. Viviamo in un’epoca in cui questo senso di mancanza, d’insaturità è compromesso e si tende a riempire la quotidianità di bisogni che vanno a soddisfare più il senso d’identità e di godimento personale. È una società che ci pone di fronte ai bisogni dell’identità e del godimento , al “devo godere”. Ma il godimento è l’opposto del desiderio , è di tipo narcisistico , nel quale l’importanza della relazione viene compromessa. Nel godimento non c’è alterità, l’altro è un oggetto che deve soddisfare me. Se l’altro non soddisfa i miei bisogni lo elimino perché non riesco a tollerare la mancanza e la differenza ,non riesco a tollerare la frustrazione della mancanza di rispecchiamento e di godimento.
Non riusciamo più a vivere nella mancanza, nella dimensione dell’ attesa , dell’incontro, della scoperta , della relazione. E’ una società narcisistica focalizzata sui bisogni . Bisogna ritornare al desiderio che ci fa sentire umani e non onnipotenti per cercare qualcosa al di fuori di noi , uscendo dalla nostra individualità e aspirando all’ incontro con l’altro, recuperando la dimensione della temporalità , dello spazio e della differenza, in sintesi sia la nostra umanità sia la nostra trascendenza.
Come dovrebbe essere una relazione affinché non si perda la dimensione del desiderio?
A questo riguardo è interessante fare qualche riferimento alla teoria di Bion. In relazione a ciò Bion parla di “preconcezione del coito” , che all’inizio della vita trova il suo modello originario nell’aspettativa del seno da parte del bambino per cui la curiosità, il desiderio d’imparare partono proprio da quella esperienza originaria che mette in gioco la relazione tra due persone : una che cerca e l’altra che è disposta a lasciarsi trovare.
Tre sono le sequenze:
- stato d’irrequietezza….pre-concezione del seno
- suzione del seno…realizzazione
- esperienza emotiva di soddisfazione….
Si può ipotizzare che nelle situazioni di calo del desiderio ad un certo punto venga a mancare la sintonizzazione di questa dinamica, di questo reciproco cercarsi, accogliersi e soddisfarsi.
La fiducia di potersi accoppiare diventa un problema.
Come mai?
Forse c’è il timore di non sentirsi accolti come partner sessuale ? Di dover dimostrare qualcosa? Di sentirsi giudicati?
A questo riguardo mi torna in mente un mio paziente che è venuto in terapia per un problema legato al calo del desiderio. Parlandomi del suo rapporto di coppia e della sua compagna , che ama molto e che ha aspettato per anni in quanto lei aveva un’altra relazione , mi racconta che la prima volta che hanno avuto un rapporto sessuale, ha vissuto un senso d’inadeguatezza perché lei ha esordito con la frase “Sei un disastro!”, facendolo sentire meno esperto e disinvolto di lei in campo sessuale e confrontato indirettamente con l’ex del quale lei era stata profondamente innamorata. Inoltre nella storia di questa persona sono emersi durante la terapia anche ricordi legati alla sua storia familiare e al rapporto con i suoi fratelli ,dove si sentiva il calimero della situazione essendo meno intraprendente e autonomo. Probabilmente il calo del desiderio potrebbe essere nato da queste fantasie d’inadeguatezza che hanno creato nelle persona una vulnerabilità narcisistica ed un senso di disagio e preoccupazione rispetto alla sua virilità e al sentirsi accolto come partner erotico.
Un aspetto significativo della relazione è infatti quello di sentire che desideriamo e che l’altro/a a sua volta ci desidera.
Se uno è pieno , saturo non ha bisogno di cercare.
Perché si alimenti il desiderio è fondamentale vivere un senso d’ insaturità oltre alla capacità di relazione. Se io mi aspetto qualcosa significa che sono mancante e l’altro/a riempie questa mancanza. Il mio paziente doveva imparare a sentirsi più sicuro di sapere di essere desiderato dalla sua compagna, superando fantasie di confronto e di svalutazione che gli impedivano una relazione fiduciosa ed erotica.
L’umano è appunto caratterizzato dal bisogno e dalla mancanza : tuttavia la tentazione di negarli è grande perché l’idea di perfezione è rassicurante e non mette in discussione.
Il desiderio nasce dalla mancanza e dall’esclusione e si esprime nella dialettica tra umano e divino. Chi non soffre mancanza ed esclusione si trova in una condizione divina , senza desiderio.
Riflettendo su questi concetti si potrebbe ipotizzare che il segreto della ricerca e della vitalità di un legame dovrebbe consistere nel riferimento all’altro come al NON TUTTO DEL DESIDERIO. Ciò significa non cadere in seduttive (solo per il proprio narcisismo ma non per l’erotismo)trappole psicologiche legate all’idealizzazione e alle sue inevitabili conseguenze legate alla dipendenza affettiva e la simbiosi, tombe dello slancio erotico.
Le patologie attuali sono legate proprio all’io ideale , al sentirsi oppressi dall’Idealità che impedisce di riconoscere le nostre vere mancanze , bloccando il naturale percorso di conoscenza, trasformazione e consapevolezza interiore, facendo morire lo slancio vitale del soggetto e la ricerca della relazione.
Il desiderio invece è apertura:il concetto stesso di desiderio , desidera porta con sé il legame con l’oggetto a cui tende , cui è rivolto lo sguardo e la separazione da esso , la distanza , la mancanza da cui deriva la sua funzione di spingere all’azione. Bisogna imparare a godere di questa apertura e rinunciare alla tentazione di chiudere il sistema.
In psicoanalisi si tratta di superare la fase narcisistica dello specchio per accedere alla tridimensionalità e al riconoscimento del limite e dell’interdetto. (passare dal nucleo immaginario originario a quello simbolico immaginario).
Il simbolo( dal greco sum-ballo) mette insieme le due polarità , il lato animale e quello divino dell’uomo perché il simbolo a differenza del segno non rimanda a cose note ma apre a comprendere le polarità opposte.
Essere aperti al desiderio significa reggere quella grande contraddizione che l’essere umano per sua natura è senza ridurne la dimensione né in un senso (divino) né nell’altro (animale).
Va mantenuto il contatto con la spinta verso l’infinito che l’uomo ha intuito e presentificato nel concetto di Dio, senza perdere il contatto contemporaneamente con la propria finitudine , con la mancanza di infinito , con la consapevolezza della morte. Si tratta di trovare la “giusta misura” tra il sentirsi dio e il riconoscersi verme della terra, come dice Pascal, reggendo la tragica ambivalenza della natura umana: non chiudersi in una presunta perfezione e contemporaneamente non rinunciare a desiderare, perseguire il percorso, a spingersi ancora più in là, in ciò forse consiste mantenere l’apertura del desiderio.
Come faccio a sapere se sono nella logica del desiderio?
Lo so se so sostare nella mancanza , nell’attesa. Nella mancanza posso stare con me stesso e scoprire il mio mondo interiore attraverso cui ho la speranza di sviluppare il desiderio. Posso esplorare la mia sensorialità, vivere le relazioni, riconoscere la mia finitudine ed il mistero aprendomi alla trascendenza.
Lo slancio erotico nella coppia si muove nella dimensione del desiderio che riconosce la mancanza e crea l’accoppiamento: l’altro è il ponte che devo attraversare, lo sconosciuto che devo raggiungere, pur mantenendo l’abilità di rimanere me stesso.
Come si conciliano i due aspetti contrastanti di amore e desiderio?
L’inizio del desiderio nasce dalla capacità del “caregiver” di dare al bambino( che ha vissuto la fase schizoparanoide di attacco e fuga che richiede reveire e pazienza da parte del caregiver e narcisistica e dipendente dello specchio ,per dirla con le parole di Bion, ) fiducia nella differenza e nella vita : quando il bambino muove i primi passi verso l’autonomia la madre, che rimane il porto sicuro dove tornare, lo incoraggia alimentando la curiosità e lo slancio verso il terzo, il nuovo.
Se il “caregiver” è preoccupato e ansioso il bambino rinuncia ad una parte di sé per non perdere l’altro.Il bambino perde la sua libertà per non perdere la connessione con l’altro: il bambino non sa come lasciare la madre per andare a giocare , per avere esperienze di piacere , per scoprire ed entrare dentro di sè, per accedere al simbolico.
Il bambino Impara a passare il tempo nel corpo e nella testa dell’altro allontanandosi da sé e dal proprio desiderio.
Lo stesso accade nelle coppie quando si diventa troppo fusionali, dove la differenza non esiste,dove la coppia è uno lo specchio dell’altra , dove l’individuo non è in grado di pensare da solo.
Ma il fuoco del desiderio non arde in queste dinamiche ,ha bisogno d’aria, di respiro per tenere sempre accesa la sua fiamma.
Quando si accende il desiderio erotico?
Si accende nella mancanza , quando nella mancanza riesco ad immaginarmi con il o la partner, nella novità, nella vitalità, nel ridere insieme, nel mistero, nella scoperta vera dell’altro senza pregiudizi o aspettative ma nell’attesa che si crei insieme l’incontro dei reciproci daimon, che accendono quella vibrazione di vitalità e rinnovamento che l’eros sprigiona. La mente erotica spesso cerca sentimenti che non sono prediletti dall’amore , come la gelosia, il possesso, l’aggressività, il potere , la malizia, la disobbedienza.
Il desiderio erotico vuole anche una dose di egoismo, nel senso migliore del termine per non perdersi nell’altro e portare sempre sé nella relazione.
Lo slancio erotico infatti si trova nello spazio ignoto tra me e l’altro.
Il desiderare non è legato al bisogno: avere bisogno riporta alla genitorialità che diminuisce la carica erotica.
E quando si spegne l’erotismo?
Si spegne quando non ci si sente aperti all’altro, quando non si crede al prendere e dare piacere , quando ho una base autostima , quando non mi sento bene sul lavoro, quando non mi piace il mio corpo, quando mi sento vecchio. Il sesso non è qualcosa che si fa ma è un luogo nel quale si va dove ogni coppia scopre il suo linguaggio , una sua poetica. E questo luogo dove accade l’incontro è forse il regalo sublime al mistero della nostra esistenza… Concludo con l’ascolto di una canzone”Magnolia” dei Negrita che ci fa vibrare sulle onde dell’Eros!.
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